S-mascherati

02.03.2014 16:54

"Corri facciamo tardi!".
"Aspetta, mi si è impigliato un tacco in un sampietrino".
"E dai sbrigati! Mi si sta sciogliendo il trucco sotto la maschera".
E' martedì grasso, Amelia e Silvia vogliono essere tra le prime ad arrivare al veglione mascherato organizzato dalla loro università. Non sono disposte a perdere nemmeno un momento della serata. Voglia di svagarsi a mille dopo gli ultimi stressanti esami. Affannate e accaldate giungono alla festa. Si guardano attorno eccitate e curiose osservano gli altri ragazzi o, per meglio dire, le maschere degli altri iniziando un toto scommesse su chi vincerà la gara per il travestimento più originale. Bella musica, bella gente, coriandoli in ogni dove, abiti sgargianti, piume, paillettes, un tripudio di colori vistosi e allegria. 
                     
Amelia si diverte, è una ragazza con una gran voglia di vivere, sognatrice, idealista, ma anche molto realista, in ogni situazione trova sempre il lato ironico. Anche in mezzo a quella confusione festosa le scappa un sorrisetto derisorio. Ricorda i suoi studi sull'antica Roma, su come cittadini liberi e schiavi trascorressero i giorni del Carnevale scambiandosi i ruoli. Una celebrazione pagana dove tutto era concesso ed eccesso. Frenesia incontrollata dei piaceri, orge di cibo, sesso e violenze di ogni genere.
Momentaneamente assorta in quei pensieri, senza rendersene conto, pronuncia a voce alta un gioco di parole ispiratole dall'argomento in questione, "A Carnevale la carne vale". Una maschera vicino a lei, sentendo la frase, le rivolge la parola: "Salve splendida fanciulla, brava, hai centrato il concetto!". Risvegliata d'improvviso da quella voce suadente, si trova di fronte un giovane uomo avvenente, un gran fisico, con un costume piuttosto banale: la tipica divisa da Diavolo, corna e forcone inclusi.
"Devi avermi presa per scema o per alticcia, giuro ho bevuto solo una Coca Cola".
"Al contrario, mi sembri molto sobria, hai capito tutto. E' la ricorrenza che rappresenta la valvola di sfogo ai propri desideri compresi quelli del corpo per superare le proprie frustrazioni, la liberazione temporanea dalle regole e dai tabù. La carne vale, cioè prevale sullo spirito".
Amelia è attratta da quella persona, emana un fascino luciferino. "Sarà per il vestito", pensa la ragazza ancora beffarda. Non riesce a togliergli gli occhi di dosso, il suo sguardo è magnetico. Si chiama Lucio. 
"Lucio diminutivo di Lucifero, ti stai prendendo gioco di me, eh! Ok che a Carnevale ogni scherzo vale, però stai esagerando, non credi?". Rimarca Amelia allo sconosciuto scoppiando in una fragorosa risata.
"No, affatto, è il mio vero nome".
"E scommetto che ora mi dirai di essere il Diavolo". 
"Sì, e mi sto divertendo da pazzi".
"Potresti esserlo, visto che sei bugiardo".
"E' una contraddizione, visto che sto dicendo la verità".
"Allora togliti la maschera".
"Sicura vuoi vedere cosa c'è sotto? Potrebbe non piacerti".
"Sicurissima".
"Toglimela tu".
Amelia cerca di sollevargli la mascherina, con suo grande stupore non si stacca dal volto e quel colore rosso, quelle corna osservate da vicino sono proprio di Lucio.
Il Diavolo è lì, davanti a lei.
 
"Siete voi ogni giorno della vostra vita a mettere una maschera. Tu, Amelia, come tutti gli altri vivete nella falsità. Il Carnevale è solo una scusa, è ipocrisia, farsa. Una recita di attori mascherati ("attore" dal latino "hypòcrita").
Paradossale, eppure sono l'unico che non ha bisogno di indossare maschere".
               
               
 
 
 
 
 
                                 
 
 
 
                                                         

Indietro

Contatti


© 2013 Tutti i diritti riservati.

Crea un sito web gratisWebnode