L'amore negato

10.12.2013 16:11

 

Quanti anni sono trascorsi da quella mattina... Almeno una ventina, pensa Carlotta, mentre si stiracchia sotto la calda trapunta in una pigra domenica mattina di gennaio. La mente vaga incoraggiata dal tepore della coperta, incubatrice di pensieri e finisce per fissarsi su un episodio dell'adolescenza. "Strano, credevo facesse parte della preistoria, ormai. Lorenzo, così si chiamava e ancora si chiamerà così, lo spero per lui, visto che è passato molto tempo, ma avevamo solo tredici anni e quindi ora ne ha trentatré come me. Mah, sarà vero che il primo amore non si scorda mai. Già, perché lui, questo è stato per me. Che ragazzina stupida, ero. Troppo matura di testa per la mia età, non potevo prendere la vita con più leggerezza, eh no, io no. Dovevo fare ragionamenti da donna, mi sentivo ancora troppo piccola per storie d'amore. Sostenevo, con arrogante convinzione, che non era ancora il momento giusto. Maledetta me". Carlotta prova rimpianto per quell'amore non vissuto a pieno, intenso e conflittuale come solo i sentimenti degli adolescenti possono esserlo. Se quella mattina incrociandolo vicino alla scuola si fosse fermata al cenno di lui, chissà, forse la sua vita avrebbe preso una piega diversa. Se avesse accettato di diventare la sua ragazza, come riferitogli in seguito dall'amico di entrambi, chissà. Se lo avesse ascoltato invece di sfuggirgli... Dio, che antipatica era stata. Se, se, se... Di se son piene le fosse, come recita il proverbio. Lei, invece, quei se, ce li aveva tutti sullo stomaco. La sua vita sentimentale da quel momento in avanti era stata come una strada in dissesto: salite, discese, brusche frenate, buche piene di mancanze e delusioni. Al posto delle farfalle le si agitavano i se nella pancia, difficili da digerire. La corteggiavano sempre quelli che a lei non ispiravano niente più di una semplice amicizia. Quando si innamorava, non c'era volta che fosse ricambiata, matematico. Era convinta di essere sotto l'effetto di un sortilegio malefico e sorrideva sarcastica a quel pensiero. Come se, rinunciando al primo amore, il destino contrariato, le avesse negato di incontrarlo per sempre. Possibile non ce ne fosse uno di coloro che la attraevano che ricambiassero? Si sentiva talmente demoralizzata da decidere di dare una stoppata al gioco dell'amore. Anche se, in cuor suo, una particella di speranza di trovare l'uomo giusto c'era sempre. 
 
E' sera, Carlotta rientra a casa stanchissima dopo una giornata di lavoro intenso come assistente sociale in una comunità di recupero per ragazzi disadattati. E' una missione più che un'occupazione e fatica parecchio nel non lasciarsi coinvolgere dalle storie di quei ragazzi. Richiusa la porta alle sue spalle, tira un sospiro di sollievo. Finalmente può rilassarsi nella sua isola felice, un monolocale da single. E' tardi, le ventidue, vorrebbe andare a letto, ma prima dà un'occhiata alle mail sul computer. Niente di interessante. Si collega a Facebook, è da un po' che non lo fa. Le solite foto dove è stata taggata da non si sa bene chi, link come se piovesse e varie richieste di amicizia. Sta cascando dal sonno e con gli occhi piccoli come due puntini, senza prestare troppa attenzione, accetta le richieste. Si appresta a scollegarsi per andare finalmente a dormire quando, d'improvviso, si apre la chat lasciata online. E' un uomo, le scrive testuali parole: "Dove eravamo rimasti?". Carlotta sgrana gli occhi, legge attentamente il nome e quasi cade dalla sedia: Lorenzo Banni. "Che mi venga un colpo! Sto sognando? No, è proprio lui, il ragazzino delle medie!". E' sorpresa e confusa. In un nanosecondo milioni di sensazioni la travolgono. Lorenzo continua a scrivere: "Ehi, non rispondi? Sei svenuta? Hai ragione, non ti ricorderai certo di me". Carlotta, riprese velocemente le sue facoltà di intendere e di volere, digita sulla tastiera: "Ciao, Lorenzo. Ricordo, sì. E'che... dopo tanti anni... mi hai presa alla sprovvista. Dimmi come stai, dimmi tutto di te...". Le quattro del mattino, Carlotta entra nel suo letto con il cuore leggero e la testa che le scoppia. Ha chattato con Lorenzo tutta la notte, raccontandosi gli ultimi venti anni delle loro vite ed è stato come si fossero incontrati e parlati il giorno prima a scuola. Si sono dati la buonanotte con la promessa di vedersi realmente a breve. Questa volta Carlotta non si sarebbe tirata indietro. Gli Sarebbe andata incontro con la certezza inconsapevole di averlo aspettato per tutto questo tempo. 
 
Si sveglia tardi, quasi ora di pranzo. Ha il giorno libero e se la prende comoda sotto il piumone. Ripensa al sogno che l'ha accompagnata fino al risveglio: si trova sulla riva del fiume di una città, su una barca, lei è la traghettatrice. Salgono persone finché l'imbarcazione non è al completo, tra queste riconosce Lorenzo. Si guardano negli occhi senza parlare, lui le sorride. Arrivati sull'altra sponda, scendono tutti i passeggeri, compreso Lorenzo. Gli sguardi rivolti verso una nuova città che li aspetta. Carlotta si allontana sul fiume, torna dall'altra parte, nell'altra città. "Che sogno insolito", riflette la ragazza.  Allunga un braccio e accende la radiosveglia sul comodino, la stazione locale sta dando le notizie dell'ultim'ora. Tra le tante ce n'è una che lascia impietrita Carlotta: questa mattina, alle ore otto e trenta, una motocicletta si è scontrata con un'auto sulla strada provinciale per il mare. Il conducente della due ruote è deceduto sul colpo, il suo nome: Lorenzo Banni.
 
Particolare toccante: in una delle tasche della giacca è stata rinvenuta una fotografia. Ritrae una scolaresca in gita. Un cuore tracciato con un pennarello rosso incornicia una giovinetta sorridente. Sul retro della foto una dedica: alla ragazzina con i capelli rossi, per sempre, nel mio cuore.
                                                          
                                                                          
 
 
 
 
 
 

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