La tigre di cristallo

10.10.2013 00:12

Fin da bambina aveva dovuto fare i conti con la sua parte scomoda, così la chiamava. Era, per lei, una condanna che mal sopportava:  la sensibilità. Ne aveva da vendere e lo avrebbe fatto volentieri, visto che questo aspetto della sua personalità la faceva penare parecchio. Le parole, soprattutto, la ferivano. Parole che persone con una pelle più spessa non notavano neppure, Giulia, non riusciva a farsele scivolare di dosso. Le rimanevano appiccicate sull'epidermide come uno schiaffo che lascia l'impronta della mano. Anche le virgole fuori posto la ferivano. Si soffermava a riflettere che forse era permalosa, lo avrebbe preferito e invece no, non era così. Si trattava della sua odiosa, irritante, insistente, ingombrante sensibilità. Avrebbe voluto essere come gli altri, ma proprio non ci riusciva, era più forte di lei. Si sentiva diversa. Le amiche più affezionate la rincuoravano dicendole che era fortunata, la sensibilità è un dono. Nulla da fare, lei non ci credeva. Consapevole  della sofferenza che provava per quella sua dannata condizione. Bastava una parola sgarbata ed era come ricevesse un graffio nell'anima. Si sentiva vulnerabile e insicura. Così la consideravano molte delle persone che la conoscevano. Soprattutto i ragazzi della sua età non apprezzavano questo lato del suo carattere. La sensibilità estrema non è capita se non da chi la possiede. I giovani, in particolare, se ne sono sprovvisti, sanno essere molto crudeli con chi ne dispone. La scambiano per debolezza, mancanza di carattere e tendono a prevaricare i soggetti in questione. Giulia, sapeva di non essere fragile e di possedere una forza interiore insospettabile che già aveva sperimentato. Ogni volta che la sua giovane vita l'aveva messa di fronte a problemi veri, importanti da risolvere, con sua grande meraviglia e di chi le stava attorno, aveva tirato fuori gli artigli e affrontato le difficoltà con grande fermezza e coraggio.
 
Nuovo anno scolastico, nuova compagna di classe trasferitasi da poco in città. Giulia sente subito un feeling nei confronti di Anna e la cosa è ricambiata. Complice la Prof. di inglese che chiede a Giulia di aiutare nei compiti la nuova arrivata, le due finiscono per frequentarsi assiduamente anche al di fuori dell'ambiente scolastico. In breve tempo diventano amiche inseparabili. Stesso gruppo di amici, stessi interessi. C'è una nota dolente: Anna apprezza Giulia per la sua sensibilità verso gli altri, sempre pronta ad ascoltare più che a parlare, a dare un consiglio disinteressato, a tendere una mano in caso di bisogno, ma non sopporta l'altro lato sensibile di Giulia, quello all'apparenza tanto fragile. Anna, al contrario, è una ragazza forte non si fa intimidire dagli altri, sa controbattere se provocata. Conosce un'altra ragazza che non prova simpatia per Giulia ed inizia un periodo di screzi tra le due amiche del cuore finché un giorno non scoppia il caso: l'amica di Anna racconta in giro le confidenze, molto private, che Giulia aveva fatto ad Anna. Fine dell'amicizia. Giulia non è una santa, su certe cose non ci può passare sopra, fiducia per lei non è solo una parola di sette lettere. Da quel momento le due ragazze si ignorano civilmente. Inutile dire che Giulia soffre per la situazione creatasi, ma troppo orgogliosa per decidere di tornare sui propri passi. No, non tornerà indietro.
 
Pomeriggi trascorsi a studiare aspettando il sabato per uscire con le amiche in centro, questa la vita di Giulia e anche quel sabato pomeriggio sembra come tutti gli altri. La solita passeggiata sul corso: saluti, sguardi, battute al volo, risate tra amici, la spensieratezza delle anime giovani. Giulia sa che Anna, di recente, sta con un ragazzo e proprio quella sera la nota a passeggio con il tipo. E' ora di rientrare e Giulia si appresta a far ritorno a casa. Inaspettatamente viene fermata da Anna. Le due amiche si parlano guardandosi negli occhi,  si spiegano, decidono di fare pace, si vogliono bene.
Anna propone  a Giulia di riaccompagnarla a casa con l'auto del suo ragazzo e Giulia accetta, non ci vede nulla di male. Il ragazzo di Anna si presenta e insieme a lui suo cugino. Le due ragazze salgono in auto, sul sedile posteriore. Il ragazzo di Anna al posto di guida e il cugino accanto a lui. Tutto tranquillo.
 
Durante il percorso, Giulia intuisce che qualcosa non va. Sono particolarmente taciturni i due ragazzi. Pensa al suo maledetto sesto senso lo vorrebbe strozzare gli ha rotto anche troppo le scatole.
Giunti all'incrocio, vicino casa, Giulia fa cenno al tipo alla guida di accostare con l'auto, è arrivata a destinazione. Il ragazzo non si ferma. Aumenta la velocità, svolta verso la strada che porta in periferia e poi fuori città. E' buio, sono le 20 di un sabato invernale che potrebbe diventare infernale e anche il cuore di Giulia si fa freddo e scuro tutto d'un colpo. Le ragazze hanno capito fin troppo bene le intenzioni dei due.
Anna, così forte all'apparenza, inizia a piangere disperata, non riesce a fare o dire altro. Giulia sente montare una rabbia intensa che le procura una reazione talmente imprevedibile da cogliere di sorpresa tutti gli altri.
 
Lei, delicata e fragile,  si trasforma in una tigre: affonda le unghie nelle spalle del guidatore e con tutto il fiato che ha in gola gli urla di fermare quella cazzo di macchina e di tornare indietro. Urla che non se ne starà zitta e dopo il fattaccio racconterà l'accaduto a tutti.
 
Di colpo il vigliacco rallenta, fa inversione e ingrana la marcia in direzione della città. Giulia lo ha smontato. E' riuscita a fargli cambiare idea. Lei, sì, proprio lei. Il tragitto è silenzioso, nell'abitacolo dell'auto si sente solo il pianto sommesso di Anna.
Le  due amiche scendono dalla macchina. Giulia, nel richiudere la portiera della vettura dà una sportellata così violenta che sembra la detonazione di una bomba tirata intenzionalmente per distruggere il mezzo e quei due che vi si trovano all'interno.
Anna è molto scossa e stupita di quanto l'amica si sia rivelata forte in tale circostanza. Le ragazze si abbracciano, Giulia cerca di tranquillizzare l'amica, le dice che per fortuna non è successo nulla, di asciugarsi le lacrime.
 
Domenica passata sui libri. La concentrazione è andata a farsi fottere, il pensiero di Giulia è costantemente distratto dall'accaduto della sera prima. Chissà Anna come starà. Mentre si sta ponendo tutta una serie di domande sulle condizioni dell'amica, suonano alla porta. Ancora il suo sesto senso: è Anna.
Stringe tra le mani un pacchetto. Lo porge a Giulia, le dice di aprirlo, è per lei.
Giulia lo scarta curiosa come una bambina: è un soprammobile di cristallo, ha la forma di una tigre.
"Sì, Giulia, una tigre di cristallo, questa sei tu. Fragile, preziosa e delicata come un cristallo in superficie. Forte, determinata e coraggiosa come una tigre nel profondo. Ora ho compreso". 
















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