Computer in love

13.02.2014 23:04

 
La loro storia ebbe inizio con una richiesta di amicizia su uno dei tanti social network. Eve accettò subito, bastò un semplice click. Stava collegata al computer quasi tutto il giorno per motivi di lavoro e la richiesta di Edgar era in mezzo a tante altre. Non si aspettava di essere chiamata in chat all'istante, ma andò proprio così e da quel momento divennero inseparabili amici di chat.
Ogni occasione era buona per sentirsi anche perché, Edgar, gestiva diversi Blog di musica jazz e Eve era una patita di quel genere. Un feeling travolgente, tanto che, ben presto, si trasformò in qualcosa che andava al di là dell'amicizia. Se appariva un messaggio privato di Edgar, il cuore di Eve sussultava in improvvisi mega byttiti. Era rimasta affascinata dal suo QT. La voce soft di lei faceva letteralmente impazzire Edgar e, spesso, in tono giocoso, le ripeteva che schianto di ragazza fosse, proprio ottimamente assemblata. Quando le conversazioni tra i due diventavano hard, si sprigionavano scintille, rischiando, ogni volta, il cortocircuito. Lei pensava che, come digitava lui, nessuno mai. 
Un anno di rapporti virtuali intensi ed appaganti li fecero decidere: era giunto il momento per un incontro reale, dal vivo. Nessun impedimento, due internauti senza legami, liberi di muoversi come meglio credevano, non solo nel cyberspace.
Fissarono l'appuntamento nella città di lei, che poi, non era molto distante da quella di lui. Eccitati all'idea ma anche preoccupati di non piacersi una volta face to face. Per riconoscersi senza indugi, descrissero come si sarebbero vestiti quel giorno. Eve: pantalone nero aderente e camicetta bianca attillata con un bel tacco 12. Edgar: jeans, camicia e giacca nera.
La sera prima del fatidico incontro chattarono senza risparmiarsi, fino a che, esausti, si salutarono sognanti pensando al tete-à-tete imminente. Edgar le augurò happy dreams. Era necessario che dormissero, è noto, la notte è fatta per rigenerare le energie.
 
Nessuno dei due si presentò all'appuntamento. Le due sedie al tavolo prenotato al ristorante giapponese rimasero desolatamente vuote. 
Nel programmarli, avevano dimenticato di spiegargli un piccolo significante particolare: due robot non potranno mai abbracciarsi e sentire il calore della loro pelle, né il sapore dei loro baci. 
Non potranno mai sostituirsi agli essere umani. 
                                 

 

 

 

 

 

 

Indietro

Contatti


© 2013 Tutti i diritti riservati.

Crea un sito web gratisWebnode