Arbeit macht frei

16.10.2013 23:53

"Arbeit macht frei"
Questo lessi sopra l'enorme cancello prima di entrare nella terra dell'oblio dove donne, uomini e bambini di ogni età ed estrazione sociale venivano spogliati del loro essere individui per diventare numeri: "Il lavoro rende liberi". Parole rassicuranti per chi, sventurato, si trovò a leggerle varcando quella soglia. L'orrore li aspettava oltre quel cancello.

Feci i primi passi curiosa, interessata, non so cosa mi accadde: immediatamente provai una profonda pietà. Era come se mi trovassi all'interno di un cimitero. Le altre persone in visita ebbero la mia stessa sensazione. Ci muovevamo in profondo e ossequioso silenzio nei confronti di quegli esseri sfortunati, vittime innocenti della pazzia.
Contro la loro volontà, strappate alla vita, si ritrovarono lì, sospese in una non vita.
Al centro del campo c'era una costruzione con un altissimo camino, sembrava toccare il cielo. Il colore dei mattoni si era trasformato. Il rosso terracotta era mutato in un nero funereo e un tuffo al cuore nell'immaginare il perché di quel colore.
Tutto taceva. Anche il vento, testimone involontario delle scelleratezze commesse lì. Aveva memoria. Discreto e rispettoso, taceva.
 
  (Dal campo di concentramento di Struthoff, unico campo in terra francese)
                                 
   

                           





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